Benvenuti a tutti
Sono stato invitato a fare da moderatore in questo incontro organizzato dalla caritas con la presenza e la testimonianza di alcune associazioni di volontariato, scelte in rappresentanza di tante altre per motivi di tempo e spazio.Ho accettato ben volentieri perché il tema della serata è la parola prossimità, parola difficile in questi tempi di crisi. Parola difficile perché richiama la paura di perdere qualcosa, di dover rinunciare alle scarse risorse del momento a favore di qualcuno sconosciuto e temuto come avversario. La crisi ha accentuato la diffidenza, l’insicurezza e la chiusura verso il vicino; ha esasperato i sentimenti di risentimento e di avversione verso quanti chiedono e bussano alla porta. Prossimità intesa come generosità rischia di portare ad una guerra tra poveri, accentuando l’avversione per coloro che abbisognano di aiuto. Si usa la parola attribuendole significati diversi ed imprecisi. Ad ascoltare ed essere presenti questa sera sono persone orientate alla disponibilità, persone adulte, pronte ad accogliere un messaggio positivo senza minimamente immaginare che questa disposizione d’animo potrebbe provocare una reazione contraria in tanti concittadini, che intendono queste parole come buonismo, dono, regalo da fare a qualcuno, come disponibilità a qualsiasi costo. Vediamo quindi di focalizzare insieme il significato del termine perché solo usando le parole in maniera precisa possiamo capirci e comunicare senza cadere nella babilonia dell’incomunicabilità. Le parole pesano come macigni e per percepire questo peso non abbiamo usato immagini, simboli.
La parola prossimità s. f. [dal lat. proximĭtas –atis, der. di proxĭmus «prossimo»]. – Grande vicinanza (nello spazio e nel tempo).
Si realizza solo a condizione che le persone siano in grado di conoscersi e riconoscere, quindi coscienti di sé, della propria identità e del valore che costituisce la propria essenza. Se non ho chiara idea di chi sono difficilmente sarò in grado di avvicinarmi ad altri. La definizione del sé è fondamentale per diventare prossimi ad altre persone. Nel momento stesso che ho conosciuto il valore della mia persona sarò in grado di riconoscere il valore degli altri, sarò in grado di avvicinarmi con rispetto e con convinzione a colui che mi sta davanti. Solo dopo questo passaggio potrò concordare ed accettare una vicinanza, potrò decidere di dividere lo spazio e le vicende della vita. potrò accettare di percorrere un cammino comune senza paura di essere plagiato, piegato, sottomesso al nuovo venuto. L’identità dei soggetti è condizione di prossimità, perché richiede rispetto per sé e quanti sono essere umani con uguali caratteristiche anche se con sfumature diverse di cultura e razza. La prossimità si concretizza solo quando avremo ben definita la nozione di persona e la sua essenza. Solo così si elimina la paura, l’insicurezza e si può crescere come comunità. Solo dopo che avremo chiara responsabilità di quello che siamo e facciamo possiamo avvicinarci ad altri e realizzare relazioni. Le relazioni da quelle familiari fino a quelle globali passano attraverso un percorso di crescita personale e sviluppo dei talenti che abbiamo imparato a riconoscerci e riconoscere. Non è un modo caritatevole, pietoso, di tolleranza nei confronti dell’altro, ma la consapevolezza che l’altro è in grado di operare con pari dignità nei miei confronti in modalità ed espressione diverse, ma non certo meno importanti. Questo concetto è fondamentale, laico, universale e caratteristica di ogni persona indipendentemente dal sesso, dal colore, dal paese, dal partito e dalla religione.La prossimità è’ una virtù prima di tutto civile e morale, una caratteristica di ogni c iviltà che dichiara di essere progredita e moderna. E’ un obbligo in una società che, giustamente per trent’anni ha parlato solo di diritti, di meritare un trattamento privilegiato per i sacrifici fatti, ma si è dimenticata di crescere nella vicinanza a tutti, restringendola al proprio piccolo gruppo e magari non proprio a tutto. Allora tutti oggi sono disponibili al cambiamento, a modificare le istituzioni, ma sempre partendo dagli altri, quelli fuori dal proprio gruppo, quelli che non sono io. Ma se non impariamo ad essere vicini per paura, per ritrosia, per avarizia, per tutelarci, non saremo accolti e riconosciuti come uomini. Ecco che per essere prossimi ai diversi, quelli che vengono da altri luoghi, bisogna essere allenati ad accogliere i nostri vicini. Essere vicini non significa ospitare, regalare uno spazio o un vestito, come tante volte pensiamo, ma stare vicini ad una persona con il massimo rispetto e riconoscimento, perché portatore di valori e qualità, di doti magari inespresse, di insegnamenti sconosciuti. Essere vicini non significa che l’altro non possieda regole o valori, diritti o doveri, sia libero di fare quello che vuole, al contrario ha il dovere di rispettare i valori, le tradizioni e le leggi del vicino. La prossimità richiede reciprocità tra diverse identità. Anche questa è chiarezza terminologica e non è solo teoria, ma un atteggiamento dell’anima che è comune ad ogni uomo alla ricerca del paradiso che non si compra, ma si realizza qui, se come persona, applico questa dote di civiltà, umanità. Si realizza la prossimità con comportamenti e scelte diverse come diversi sono gli animi delle persone. Stasera avremo delle testimonianze che esprimono in modo diverso lo stesso concetto interiore di prossimità.